Ecco Curzio Malaparte e la sua Parigi amara

Nel 1947 Curzio Malaparte pensò che la Francia fosse per lui meglio dell’Italia. Era a Parigi che, all’inizio degli anni Trenta, aveva trovato quella dimensione di scrittore europeo che da sola il suo Paese non era in grado di offrirgli. Tecnique du coup d’état e Le bonhomme Lénine erano usciti proprio allora in Francia e in francese, vietati in Italia, ma anche in Germania, e al milieu intellettuale parigino il suo autore era sembrato una sorta di uccello esotico e dal piumaggio brillante, charmeur et flatteur, un nuovo d’Annunzio e però più moderno. Più che per un fascista, Malaparte era stato preso per un frondista, caustico e polemico nei giudizi e nei mots d’esprit di cui costellava le sue serate mondane, e del resto che quei suoi libri fossero stati proibiti in patria e in terra tedesca dava a quella distinzione una sua legittimità. 🔗 Leggi su Ilgiornale.it

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