Marcello Ravveduto | TikTok è l’amplificatore di mafie e ‘mafiofili’
Nel sottosuolo delle mafie c’è il dark web con miniere di illegalità dall’arduo accesso; in superficie c’è TikTok per ostentare. “Nelle terre emerse dei social network” i boss si comportano “come se fossero nel loro quartiere”: la dimensione virtuale espande l’ambiente comunicativo, relazionale e simbolico in cui “si riproducono le pratiche, i codici e le narrazioni mafiose”. Fino a costituire una “mafiosfera” dove non si muovono soltanto i criminali ma i “mafiofili”, ossia gli utenti che commentano, condividono e diffondono i contenuti degli appartenenti ai clan pur senza appartenervi. Sono osservazioni, compresi i citati neologismi che avranno forse fortuna, tratte dal secondo Rapporto su “Le mafie nell’era digitale” edito da FrancoAngeli e curato da Marcello Ravveduto, professore di Storia Contemporanea all’Università di Salerno e studioso dei processi di modernizzazione delle mafie. 🔗 Leggi su Ilfoglio.it
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