Cinismo ambizione e sete di denaro sulle vittime della guerra | dopo 52 anni Erano tutti i miei figli di Arthur Miller ci insegna che nulla è cambiato né cambierà

Un’opera è un capolavoro quando rimane immutato nel tempo sia per l’insegnamento che regala al pubblico che per la forza e la potenza dei ruoli che riescono ad esaltare al meglio le capacità attoriali dei protagonisti. È il caso di “Erano tutti i miei figli” di Arthur Miller, che ha debuttato nel 1947 dopo la Seconda Guerra Mondiale, in scena al Teatro Elfo Puccini di Milano fino al 16 novembre con la regia di Elio De Capitani e traduzione Masolino d’Amico. Protagonista è la famiglia Keller e la loro ricca casa borghese, immaginata dallo scenografo Carlo Sala come una sorta di patio circondato da un fitto bosco, proprio come i segreti famigliari che sono tenuti ben nascosti. 🔗 Leggi su Ilfattoquotidiano.it

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